La maestra ne aveva preparate tante, ognuno di noi poteva scegliere tra forme diverse per sbizzarrirsi poi con colori, stoffe, piccoli pezzetti di carta luccicanti e colorati. In classe era tutto un correre, un chiedere. Carnevale era vicino, da lì a poco la Pasqua con i suoi giorni di vacanza e riposo.
Non ero contento dei modelli che mi erano toccati in sorte, con uno scambio assai costoso (ben tre figurine Panini quasi introvabili e una pallina di vetro dall'interno blu e viola) riuscii a convincere Francesco a cedermi uno dei suoi cartoncini. Era proprio quello che cercavo. Mi allontanai dal centro dell'aula e trovai uno spazio vicino alla finestra. Con me avevo della carta crespa dorata e l'intera collezione di pezzi di vetro raccolti durante l'estate: verdi, marroni, qualcuno trasparente o giallo, uno addirittura azzurro. Li avevo portati da casa dentro un sacchettino rosso che avevo recuperato tra i regali di Natale. Era un vero tesoro.
La maestra se ne accorse quando già avevo ritagliato la mia sagoma, era stata occupata a dirimere una lite tra Susanna e Nicola. Lei diceva che lui le aveva preso un colore, lui sosteneva che quello in realtà fosse suo. Era un difficile problema. Avevano entrambi un astuccio con 12 Carioca identici ed era difficile capire chi avesse ragione. La maestra dopo averli ascoltati tirò fuori dalla sua borsa un colore simile a quello conteso e lo diede alla bimba che, sorridendo, fece una boccaccia al bimbo.
"Cosa hai portato?" mi guardava un po' incuriosita passando le dita sottili e curate tra quelle gemme. Io ero troppo occupato ad incollare bene la carta crespa per poterle rispondere. Alzai solo un attimo la testa per vederla allontanarsi verso gli altri.
Ero nei guai, fino a quel momento tutto era andato a meraviglia: avevo ritagliato con precisione, ero riuscito a non sporcare con le dita la carta dorata, non avevo perso nulla. La vera difficoltà stava in quei pezzi di vetro che non volevano star su con la Coccoina. Troppo pesanti. Cadevano dopo pochi secondi o piegavano la carta. Risolsi il secondo problema incollando un nuovo strato di cartoncino, ma rimaneva impossibile trovare una soluzione per il primo. Barattai anche altri tipi di colla dai compagni, ma con inesistenti risultati. Non sapevo proprio come fare.
Fissavo la maestra e ritornavo sul mio lavoro e poi ancora sul suo viso, fin quando non scoppiai in silenziose lacrime. Fu allora che lei si avvicinò e mi passò la mano sui capelli, poi prese la corona e la mise in testa: "Grazie Filippo, è bellissima!" sussurrò piano senza farsi sentire dagli altri.
Passai la manica del grembiule sul viso bagnato e non seppi far altro che sorriderle.
Testo: Dario D'Angelo
Illustrazione: Fabio D'Angelo
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